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Linguaggi della poesia moderna

Persone

Manzotti E.

Docente titolare del corso

Descrizione

Ai margini del Nulla. Sulla poesia dell’ultimo Caproni
Con la raccolta dantescamente (Inf. X, 2) intitolata Il muro della terra (Milano, Garzanti, 1975) prende avvio quella che a detta della critica è la terza, ultima stagione della poesia di Caproni: del livornese-genovese Giorgio Caproni (1912-1990), indubitabilmente uno «tra i massimi e più originali poeti del dopo-Montale» (così P.V. Mengaldo). Seguiranno, nella stessa verde collana garzantiana di «Poesia», Il franco cacciatore (1982), che riprende nel titolo il Freischütz weberiano; poi Il Conte di Kevenhüller del 1986 (di nuovo una simbolica “caccia”: alla «Bestia» stavolta, al Male, sulla scorta di una storicamente attestata reincarnazione milanese, fine Settecento, della famigerata Bête du Gévaudan d’una trentina d’anni prima); e infine nel 1991, postuma, fraternamente curata e prefata dall’amico Giorgio Agamben, Res amissa: la “Cosa”, la “Grazia” smarrita, per quanto agostinianamente inamissibilis. Un quindicennio marcato da una parte dal radicale rinnovamento linguistico-stilistico, oltre che tematico (Agamben opportunamente ricordava le novità linguistiche dell’ultimo Goethe descritte da Ernst Lewy ad inizio del secolo), dall’altra da frutti poetici di altissima qualità: «[…] / Vuoto delle parole / che scavano nel vuoto vuoti / monumenti di vuoto. Vuoto / del grano che già raggiunse / (nel sole) l’altezza del cuore»; oppure: «Di noi, testimoni del mondo, / tutte andranno perdute / le nostre testimonianze. / Le vere come le false, / La realtà come l’arte. // Il mondo delle sembianze / e della storia, egualmente / porteremo con noi / in fondo all’acqua, incerta / e lucida, il cui velo nero / nessun idrometra più / pattinerà – nessuna / libellula sorvolerà / nel deserto, intero» (così rispettivamente «Senza esclamativi» e «L’idrometra» de Il muro della terra). Di questa poesia che per lessico, sintassi, metro, tematiche ma anche soluzioni grafiche si pone ai margini estremi del silenzio (del Vuoto, del Nulla) il corso propone una ricognizione complessiva a partire dalla elaborata strutturazione delle singole raccolte e dalla ratio del loro susseguirsi; e analisi approfondite, svolte a tutti i livelli, di singoli componimenti significativi.

Modalità d’esame
Orale in sessione. L’esame prevede l’analisi linguistico-stilistica-tematica, etc. di due poesie delle raccolte studiate (Il muro della terra, Il franco cacciatore, Il Conte di Kevenhüller e Res amissa): una scelta e preparata dallo studente; l’altra scelta al momento dal docente entro un piccolo florilegio, comunicato a lezione, dalle quattro raccolte. A partire da queste due poesie il discorso volgerà poi alla struttura, alle tematiche, alla lingua delle raccolte studiate, e in generale alla poesia di Giorgio Caproni. La durata dell’esame è di 30-35 minuti. Possono essere consultati durante l’esame tutti i materiali utilizzati per la preparazione.

Bibliografia
1) G. Caproni, L’opera in versi. Edizione critica a cura di Luca Zuliani. Introduzione di Pier Vincenzo Mengaldo. Cronologia e bibliografia a cura di Adele Dei, Milano, Mondadori («I Meridiani»), 1998. Entro questo volume – da acquistare! – si leggeranno specificamente, oltre naturalmente alle raccolte su cui verte il corso ed al relativo apparato critico di L. Zuliani, la Introduzione – un modello di lettura critica, su cui si prega di riflettere in maniera approfondita – di P.V. Mengaldo e la Cronologia stabilita da Adele Dei.
II) La Prefazione di Giorgio Agamben alla edizione postuma (Milano, Garzanti, 1991), da lui curata, di Res amissa (pp. 7-26). Verrà resa disponibile sul sito del corso, digitalizzata dal volume garzantiano fuori commercio.
III) Il saggio di Silvia Longhi, «Il dire e il disdire di Giorgio Caproni», in AA. VV., Omaggio a Gianfranco Folena, Padova, Editoriale Programma, 1992, pp. 2177-92
IV) I due saggi di Paolo Zublena, «Segnali di vuoto. La lingua dell’ultimo Caproni: opacità referenziale di anaforici e deittici», e «L’oggetto perduto tra silenzio della morte e fantasma della scrittura. Lettura di Res amissa», in ID., Giorgio Caproni. La lingua, la morte, Milano, edizioni del verri, 2013.
V) Il saggio (e. m.) intitolato «Senza esclamativi (sopra un testo di Giorgio Caproni)», in Sprachkontakte, Sprachvergleich, Sprachvariation, a cura di Kirsten Adamzik e Helen Christen, Tübingen, Niemeyer, 2001, pp. 261-80 (anch’esso reso disponibile, in pdf, nel sito del corso).

Da consultare, almeno per le sezioni che trattano delle ultime raccolte:
I) Luigi Surdich, Giorgio Caproni. Un ritratto. Presentazione di Antonio Tabucchi, Genova, Costa & Nolan, 1990.
II) Adele Dei, Giorgio Caproni, Milano, Mursia, 1992.
III) Giuseppe Leonelli, Giorgio Caproni. Storia d’una poesia tra musica e retorica, Milano, Garzanti, 1997.
IV) Gli studi pertinenti alle raccolte studiate compresi in Per Giorgio Caproni, a cura di Giorgio Devoto e Stefano Verdino, Genova, Edizioni San Marco dei Giustiniani, 1997.
V) Vittorio Coletti, Dietro la parola. Miti e ossessioni del Novecento, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2000.
VI) Giorgio Caproni, Il mondo ha bisogno dei poeti. Interviste e autocommenti 1948-1990, a cura di Melissa Rota e Adele Dei, Firenze, Firenze University Press, 2014.
VII) Lorenzo Peri, Là dove non esiste paura. Percorsi e forme del “pensare in musica” nella poesia di Giorgio Caproni, Firenze, Società Editrice Fiorentina, 2014.
VIII) Adele Dei, L’orma della parola. Su Giorgio Caproni, Padova, Esedra, 2016.

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