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Letteratura medievale e umanistica

Persone

Bologna C.

Docente titolare del corso

Descrizione

Dalla mente alla mano: centro e margini del testo

Un testo è un dispositivo complesso, la cui natura fluida è potenzialmente incompiuta finché vive l’autore che lo crea, il quale ne è per sempre “proprietario di diritto”; le correzioni, le varianti, le redazioni successive di un’opera dimostrano come la vitalità testuale coincida con le espressioni della volontà autoriale.

   Però esiste anche quella che Gianfranco Contini definì «volontà di opera»: il testo ha una propria vita in sé compiuta; possiede, una volta dato alla luce, una sua autorità, una sua autorialità intrinseca, che ne fa qualcosa di autonomo, ossia di “regolato da un nomos proprio”. In parte questa volontà è attribuibile allo stesso autore nell’intenzione (quando essa può essere dimostrata) di non più intervenire nell’elaborazione testuale, riconoscendo la dignità di opus al proprio lavoro (volontà d’opera dell’autore). In parte, invece, tale volontà d’opera è riconoscibile a parte obiecti, nell’affermarsi di una tradizione, nell’essere presente e nel permanere dell’opera in questa tradizione, dialetticamente resistendo e insieme cedendo al costante modificarsi imposto dalla ricezione, dall’interpretazione, dal “riuso” (volontà d’opera della tradizione). Nel campo di tensioni che viene a costituirsi fra i due poli della continuità e della frattura, della memoria e dell’obsolescenza, si configurano connotazioni e significati sempre nuovi.

   Il corso affronterà, applicandoli alla vicenda dei grandi classici della letteratura italiana medioevale e umanistico-rinascimentale (Dante, Petrarca, Boccaccio, Ariosto), ma esemplificando anche con aperture verso la modernità (Leopardi, Manzoni, Gadda) i temi dell’ideazione e della progressiva messa a testo, della metamorfosi evolutiva del testo, del formarsi di una tradizione entro cui esso si connota entro campi di tensione sempre nuovi.

   Partendo dal presupposto che le forme del pensiero si calano nelle forme testo acquisendone appunto le componenti “(in)formative”, si partirà da un esame di carattere concreto, da una posizione che possiamo definire di filologia materiale. Dal centro ai margini, il testo si studierà attraverso la messa in pagina, il trattamento formale, l’articolazione interna, l’inserimento di postille o di commenti sui margini, le eventuali immagini aggiunte (d’autore o no) e la loro tipologia funzionale rispetto al testo (illustrazione, esegesi, ecc.), la trasformazione connotativa che si compie attraverso i mutamenti della “forma” data dall’autore alla sua opera (almeno finché è possibile lavorare sugli autografi: il caso di Dante è più complesso). Il gesto della mano che trasmette sulla carta le idee, le parole, i pentimenti, le innovazioni dell’autore, consente di cogliere con maggiore limpidezza l’invisibile gesto della mente che crea. In questo modo si ribadirà una funzione centrale, nella costituzione di un sapere testuale, della filologia come ermeneutica storica dei testi.

Modalità d’esame
Orale in sessione.

Bibliografia
- G. Contini, Saggio d’un commento alle correzioni del Petrarca volgare, Preliminari sulla lingua del Petrarca; Implicazioni leopardiane, in Id., Varianti e altra linguistica, Einaudi, Torino 1970, rispettivamente pp. 5-31, 169-192, 41-52.

- C. Bologna, Tradizione e fortuna dei classici italiani, 2 voll., Einaudi, Torino, 1994.

- S. Debenedetti, I frammenti autografi dell’Orlando Furioso, a cura di C. Segre, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, 2010.

- M. Cursi, La scrittura e i libri di Giovanni Boccaccio, Viella, Roma, 2013.

- A. Petrucci, Letteratura italiana: una storia attraverso la scrittura, Carocci, Roma 2017

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