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Literature of the Middle Ages and of Humanism

People

Mocan M. V.

Course director

Description

Obiettivo fondamentale del corso è portare gli studenti a conoscere in maniera articolata e consapevole la letteratura e la cultura italiana fra Medioevo e Umanesimo, riconoscendone l'importanza per lo sviluppo culturale delle epoche successive. Sarà privilegiata, a tal fine, la ricostruzione di un quadro documentario e problematico attento alla categoria di tradizione e alla necessità di contestualizzare i testi letterari dal punto di vista storico ed epistemologico, ricorrendo a un'adeguata strumentazione filologico-ermeneutica.

Contenuti
Voci del Medioevo
La società del tardo Medioevo è vivacissima, dinamica, e si articola in classi che si differenziano sempre più, via via che accanto alla civiltà feudale-cortese diffusa su scala europea si sviluppa, nelle nuove città dell’Italia centro-settentrionale, quella dei Comuni, basata sulla partecipazione rappresentativa di ogni livello, anche popolare, alle scelte politiche collettive.
Questa civiltà complessa, sollecitata da spinte innovative di varia natura, parla e scrive con molte “voci”, talora corali, talora contrastanti, quasi sempre in cerca di armonia e consonanza. È una cultura polifonica, nella quale l’intreccio degli stili, dei cànoni retorici e letterari, delle lingue e dei registri linguistici, corrisponde a un tessuto sociale-politico fortemente coinvolto in pratiche di comunicazione e di scambio, di conflitto e di mediazione.
La polifonia della civiltà italiana fra Medioevo e Umanesimo può essere esemplificata attraverso la scelta delle più significative fra queste “voci nel coro”.
In primo luogo il corso illustrerà la “voce” che inaugura in tutta l’Europa l’espressione poetica in lingua volgare: il poeta, accompagnato dal giullare che ne trasmette oralmente il canto, di corte in corte, e dal copista che ferma su pergamena quelle “voci”, permettendo la conservazione e la trasmissione delle liriche. Fra il XII e il XIII secolo i trovatori in lingua d’oc e i trovieri in lingua d’oïl diffondono in Francia e poi in Portogallo e in Germania la loro “voce lirica”, di grande novità, attraverso la poesia rimata. Li riprendono nei modi, nelle forme, nei temi, i poeti italiani, prima in Sicilia intorno all’Imperatore Federico II, quindi in Toscana, Emilia e Veneto notai e giudici, mercanti, nuovi “borghesi” prima esclusi dalla cultura, ed ora affascinati dalla lirica cortese. Si rafforza anche la tradizione manoscritta, giacché nelle corti e nei Comuni si comincia a raccogliere questa “voce lirica” in “canzonieri” organizzati per generi e per temi. I Rerum vulgarium fragmenta di Francesco Petrarca (che conoscerà molto bene la lirica delle Origini e quella dello Stilnovo espressa da Guinizelli, Cavalcanti, Dante) nella seconda metà del Trecento tradurrà questa “vocalità” nella forma del libro d’autore.
Accanto all’inaugurale “voce lirica” il corso esemplificherà la polifonia del tardo Medioevo e del primo Umanesimo attraverso almeno altre due “voci” di soggetti collettivi che ben rappresentano i mutamenti sociali, politici, culturali del tempo. Quella del predicatore, che con l’avvento degli Ordini mendicanti circola nelle città, dove i nuovi Ordini erigono i conventi e le biblioteche, strettamente legati alla vita dei laici, a differenza dei monasteri. La letteratura italiana si arricchisce così, tra Francesco d’Assisi e Bernardino da Siena, di una “voce diffusa” che con forza etica e parenetica “chiama a raccolta” il popolo nelle piazze, invitandolo alla partecipazione alla vita comune in vista di un modello superiore, al contempo spirituale e politico. 
Insieme ai predicatori “parla e scrive” anche il mercante, che assorbe e rielabora rapidamente i modelli cortesi, sia per la lirica (ne sono prova i poeti-mercanti toscani di fine Duecento e primo Trecento, come Chiaro Davanzati e Monte Andrea, alla cerchia dei quali va ricondotto il celebre canzoniere Vaticano), sia per le forme innovative della narrativa (Vittore Branca definì “epopea dei mercanti” la grande impresa della composizione del Decameron boccacciano e della sua diffusione, mediata nelle prime fasi proprio da mercanti-copisti). Ma non si potrà dimenticare il mercante veneziano Marco Polo: di ritorno da una lunga permanenza in Cina dove era diventato addirittura interlocutore di Kublai Kan, rinchiuso dai Genovesi in carcere, dopo la sconfitta delle alleate Venezia e Pisa, detta a Rustichello, romanziere pisano in lingua d’oïl, il Livre des Merveilles, o Milione, resoconto insieme puntualissimo e favoloso di un viaggio mai prima compiuto da un uomo.
La polifonia si fa sinfonia letteraria nel “patto autoriale” (V. Bertolucci Pizzorusso) in cui si accordano le due “voci” così diverse, del mercante veneziano che ha vissuto all’Altro Mondo e del romanziere pisano che quell’Oriente trasforma in racconto per i nuovi borghesi desiderosi di novità e di meraviglia. L’Orlando Furioso e il romanzo moderno sono già in vista, all’orizzonte.

Impostazione pedagogico-didattica
Il corso si fonderà su lezioni frontali, ma sarà aperto ad eventuali interventi di carattere seminariale, da concordare preliminarmente fra il docente e la classe.

Modalità d’esame
L’esame si terrà in forma orale. La valutazione sarà basata sulla capacità di argomentare intorno alla storia culturale e letteraria esaminata durante il corso e all’analisi dei testi relativi.

Riferimenti bibliografici

  • Vittore Branca, Boccaccio medievale (1956), Milano, Rizzoli, 2010;
  • Valeria Bertolucci PizzorussoEnunciazione e produzione del testo nel «Milione» [1977], in Morfologie del testo medievale, Bologna, Il Mulino, 1989, pp. 209-241;
  • Corrado Bologna, L’Ordine francescano e la letteratura nell’Italia pretridentina, Letteratura italiana, a cura di Alberto Asor Rosa, vol 1: Il letterato e le istituzioni, Torino, Enaudi, 1982;
  • Paul Zumthor, La presenza della voce. Introduzione alla poesia orale, Bologna, il Mulino 1984;
  • Corrado Bologna, L’“invenzione” dell’interiorità. Spazio della parola, spazio del silenzio: monachesimo, cavalleria, poesia cortese, in Luoghi sacri e spazi della santità, a cura di Sofia Boesch Gajano e Lucetta Scaraffia, Torino, Rosenberg & Sellier, 1990, pp. 243-66.

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